lunedì 27 gennaio 2014

Cuori. Finanza. Promesse.





Non ho mai capito molto di finanza e di borsa. A meno che con Borsa -la scelta della lettera maiuscola non è casuale - non s’intenda una Jane Birkin limited edition di Hermes.
Eppure su tutte quelle sigle così buffe -non so voi ma Spread , Mib, Dow J a me ricordano tanto i personaggi di Beautiful- si regge l’intera economia mondiale.
Centro strategico della cosa è Wall Street a NY, dove uomini 
-e donne per carità- in giacca e cravatta, ogni mattina sperano che qualcosa, io non ho ancora ben capito cosa, stia su. Doppi sensi a parte, in tutto questo agglomerato di numeri e simboli una cosa che mi ha da sempre affascinato è il concetto di obbligazione.

Obbligazione: Promessa di pagamento che una società o un ente pubblico emettono quando prendono fondi in prestito.

Per quelli che ora si staranno chiedendo cosa in realtà c’è di affascinante in un così frigido scambio di denaro, rispondo subito: la promessa.
Nel momento in cui scegliamo un uomo/donna “prendiamo in prestito“ la sua pazienza, le sue cure, la sua dedizione; gli facciamo pertanto una promessa di affetto e di fedeltà. -Dal dizionario Secondo Me, sotto la voce “obbligazioni dei sentimenti“-

Fin qui, tutto bene.
Ma cosa succede nel momento in cui questa promessa viene meno?
Se la promessa di pagamento non è mantenuta il singolo obbligazionista può presentare istanza di fallimento. Ma dopo di ciò, si può riiniziare da capo ed eventualmente chiedere un’altra obbligazione? C’è un numero massimo di obbligazioni che ogni società o ente può emettere? Come nella finanza anche nella vita, c’è un numero massimo di promesse d’amore che possiamo fare? E ancora, a quante di queste siamo in grado di credere ? 
Non ho mai capito molto di finanza e ancora meno di affari di cuore, di una cosa però sono convinta:  nelle azioni, come in amore, è il saper rischiare che aumenta le possibilità di vincita.

Per ritornare alla borsa iniziale, è un po’ come nello shopping.
Nello shopping, come in amore (e in finanza) , quando trovi lo stivaletto perfetto, che cercavi da tempo, per giunta del tuo numero, devi prenderlo. E di corsa pure.Perché se lo lasci lì incustodito, trastullandoti nel “Domani lo vengo a prendere. Vuoi vedere che non lo trovo più ?! ” è proprio quello il momento in cui arriva un altro 37, perché tu sei la norma e non l’eccezione, e se lo porta a casa.

Ebbene si, lo stivaletto tanto amato non aspetta te!
Non aspetta che tu, impegnata tra una telefonata con le amiche e una seduta di yoga, ti ricordi della sua esistenza.
Lui è lì. E come un uomo al bancone del bar, uno di quelli che se sono liberi è solo per il passaggio della cometa di Halley, evento che si verifica ogni 76 anni circa -così tanto per dare due numeri- , si fionda con la prima cerbiatta che gli capita. E non serve implorare la commessa di provare a cercare se in magazzino ne ha un altro.
Un po’ come le porte di quel treno che ti si chiudono davanti gli occhi.
Il treno è passato e tu sei rimasta a terra. Scalza per giunta.


A tutti voi, l’augurio di saper rischiare. Sempre.






Credits - Tumblr

lunedì 20 gennaio 2014

Il regalo suo più grande


Gratitudine.
"Sentimento di affettuosa riconoscenza per un beneficio o un
favore ricevuto e di sincera completa disponibilità a contraccambiarlo".


Ho sempre pensato che si tratti di un sentimento eccessivamente sottovalutato. Purtroppo è più facile addormentarsi pensando a cosa ci manca, piuttosto che a quello che di meraviglioso abbiamo. E a pensarci è terribile come un singolo mattoncino mancante finisca spesso per rovinare l'intero muro della nostra esistenza.
Può andare tutto incredibilmente bene, ma a letto, prima di dormire, ci ritroviamo senza ombra di dubbio a pensare a quell'unico minuscolo dettaglio (che spesso tanto minuscolo non è) che ci manca. 
Assenza arguta presenza, si sa. 

Così, finiamo per odiare e odiarci. Odiamo chi se n'è andato,chi ci ha derubato, chi invece di provare a rimettere insieme i cocci, li ha calpestati. E odiamo noi, noi che invece siamo rimasti, noi che abbiamo lasciato che ci derubassero, noi che quei cocci siamo ancora lì a raccoglierli. 
Ma quanto giova a noi e alla nostra vita questo star male ? 
Non posso fare a meno di chiedermi: non dovremmo forse essere grati a chi ha cambiato la nostra vita e a chi, nel bene e nel male, ha stravolto la nostra esistenza ? 

Chiusa una porta, si apre un portone. E per quanto bella possa esser stata quella porta, credo che sia giusto fare i conti con il fatto che ormai il passato è passato.  I ricordi, le emozioni provate, le sensazioni avvertite sono souvenir che ci portiamo dentro e che fanno di noi le persone che ora siamo. Fallimenti, errori, deviazioni di strada ci permettono di essere la vera essenza di noi stessi ed è superfluo sottolineare quanto s'impari maggiormente da tutto ciò piuttosto che dalle meraviglie che la vita ogni giorno ci offre.

Sono stata la prima ad analizzare minuziosamente qualcosa che si era appena conclusa. Fossilizzata su dettagli, rivelatisi nel corso del tempo insignificanti, domandandomi dove avessi sbagliato. Cosa avrei dovuto e potuto fare. Come sarebbe potuto essere.La verità è che non si sfugge al destino e nessuno di noi sa mai cosa l'aspetta prima di voltare l'angolo. 

Così, vi invito a ringraziare chi vi ha lasciato, chi non ha creduto in voi, chi non ha creduto nelle vostre possibilità.
Forse ancora non lo sapete, ma presto scoprirete che vi ha fatto il regalo suo più grande ! 
Vi ha dato la possibilità di stravolgere la vostra vita, la possibilità di poter avere tutto il meglio che deve ancora arrivare ! 
Siate felici e prendete atto che l'imprevedibile non solo può diventare possibile ma può rivelarsi anche la cosa più bella che vi sia capitata !

A tutte le mie amiche, che dopo una caduta si sono rialzate e hanno avuto la forza e il coraggio di essere di nuovo felici.









(CREDITS – Tumblr)







giovedì 16 gennaio 2014

Il dramma della Gelosia






“Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri”. 






Niente meglio delle parole di Roland Barthes possono spiegare quel che è successo lo scorso settembre a Bisceglie. Dopo la fine della loro storia, un 36enne italiano non riesce proprio a dimenticare la sua ex fidanzata 27enne che l’ha lasciato per un altro.
Così mette in atto un piano diabolicamente geniale. Prime le sottrae le chiavi di casa rubandole la borsa; il giorno seguente si intrufola nell’abitazione e mentre la 27enne sta facendo una doccia, l’uomo tenta di folgorarla con un phon acceso. La ragazza fortunatamente riesce ad abbandonare il vano doccia e a chiedere aiuto ai vicini, mettendo in fuga l’uomo. “L’amavo così tanto che non potevo sopportare di perderla. Se non potevo averla io, non doveva averla nessun altro. ” dichiarerà lui sotto interrogatorio.
Ovunque ce n’è. Chiunque ne parla. Molti ne sono affetti. Quella specie di gomitolo di lana tra lo stomaco e il fegato che spinge a ritener vero tutto ciò in cui si crede. Non occorrono smentite o spergiuri, è così e basta. Alcuni la chiamano gelosia, ma troppe volte diventa ossessione. In cosa consiste realmente? E ancora, cosa spinge un uomo o una donna ad essere vittima di quell’impeto devastante ? 

La paura di non essere all’altezza del rivale, di perdere ciò che si ama. Forse. Anche se vederla in questo modo potrebbe sembrare troppo semplice. E in parte potrebbe esser vero. D’altronde parlando di difetti umani, è ovvio ritenere ogni tentativo di chiarificazione, che non svisceri le profondità della mente, banale. Ma per la gelosia è diverso. L’erba del vicino sarà sempre più verde. L’altro sempre migliore di te.
Così quando saziarsi di quelle poche briciole che rimangono è in assoluta l’ultima delle possibilità, si tenta l’impossibile. Ma l’impossibile spesso si trasforma in appostamenti sotto casa, ingiurie, minacce, aggressioni, pedinamenti, incursioni notturne nell’abitazione e sul luogo di lavoro. Gesti disperati con l’intento di ricondurre a sé l’oggetto del nostro amore che qualcun altro sta tentando di portarci via. Un esasperato sentimento di proprietà, per usare le parole dello scrittore francese Paul Brulat.
Patologia e casi drammatici a parte, la cosa è semplice. I bambini piangono se qualcuno porta via il loro lecca-lecca. E sebbene si cresca, l’abitudine di piagnucolare rimane sempre. Si può tentare di andare avanti senza dar peso alla cosa, ma quando si sa – ed è chiaro – che si perde, voltare pagina è difficile e si tenta di mantenere ugualmente lo stesso rapporto. 

Ma per quanto tempo siamo disposti ad accudire un gatto che fa le fusa a qualcun altro ?






(CREDITS – Tumblr)

lunedì 13 gennaio 2014

Un galantuomo che si fa attendere


"Questa cosa ogni cosa divora,
ciò che ha vita, la fauna e la flora;
i re abbatte, e così le città,
rode il ferro, la calce già dura;
e dei monti pianure farà."




Sono stato il primo a venire al mondo. Se non fossi nato, niente sarebbe esistito. Molti mi vedono come un nemico ma in realtà sono un galantuomo.Mio fratello è il Destino e insieme ogni giorno scriviamo la vita delle persone.
Mio cugino, il Karma, bè con lui sappiate che non si scherza ! Ho visto istanti durare una vita e anni finire in attimi. Quando non mi hai passo velocemente, quando mi hai troppo sembro non volerti abbandonare mai. 

Ho visto uomini fossilizzarsi su fatti, persone e situazioni senza capire che se non trovi le risposte, probabilmente è perché non ti poni le domande giuste.Ma ti ripeto, sono un galantuomo e se mi saprai attendere saprò soddisfare ogni tua richiesta. Non ho né rimpianti  né rimorsi. Vivere alla giornata è fondamentale per me. Ho inventato io il motto “Carpe Diem” anche se non ho mai amato chi tenta di tenermi stretto in un pugno. 

Scandisco la vita della gente come quell’orologio a cucù che tanto mi rappresenta.Troppo spesso ti sei dimenticato che il mio compito non è quello di divorarti, io sono dalla tua parte e lo sarò per sempre. Anche se a volte, sono “per sempre” solo un secondo. 
Ti hanno invitato ad usarmi come un prezioso strumento e non come una poltrona sulla quale sederti a guardare la tua vita finire.Mi hanno cercato ma sempre dopo avermi perduto.Ho diviso uomini e ricongiunto molti altri. 

Hanno detto che a volte basta un attimo per scordare una vita ma non basta una vita per scordare un attimo. Questo è quello che faccio, questo è quello che sono. Non mi ricordi nel tuo passato, mi hai ben in mente nel presente, ma soprattutto, cosa più importante, vorresti sapere tutto di me nel tuo futuro. Creo scompiglio ovunque vado, cambio i piani, confondo idee, ma poche volte hanno avuto il coraggio di cambiarmi. 

Non ho un inizio e non ho una fine ma entrambi li ho dati a te. Dopo tutto ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla. Hanno scritto di me, cantato di me, pregato per me. Mi piacerebbe che dessi ad ogni giornata la possibilità di essere la più bella della tua vita. Anche se gioco d’anticipo, qualche volta arrivo in ritardo, è vero, ma sono fatto di istanti che non vedono l’ora di sconvolgere la tua esistenza ! 

Io decido cosa sia importante e cosa no, ma sempre in base a quanta parte di me decidi di usare. In fin dei conti è quanto di me tu hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante. Cambiare è l’unica cosa che facciamo insieme. Perché? Perché tutto scorre e tu fra un secondo non sarai mai più quello di prima. 

Con Affetto
Il tempo







(CREDITS – Tumblr)