A. è una lei e come la maggior parte delle lei crede, spera
e cerca fortemente il lieto fine.
R. è un lui e come la maggior parte dei lui non sa quello che vuole, quando lo vuole e come lo vuole.
R. è un lui e come la maggior parte dei lui non sa quello che vuole, quando lo vuole e come lo vuole.
A e R si conoscono grazie ad amici in comune ed è
evidente fin da subito il grande feeling tra i due. La loro vita inizia a
scorrere velocemente tra una caterva di what’sappini[*] per lo più inutili del tipo: “Ciao, che fai? Come stai? Che
hai mangiato? Che mi racconti? Buongiorno. Buonanotte” e lunghe telefonate, per
lo più inutili del tipo: “Sto andando con Caio. Poi mi vedo con Tizio. Ah c’è
Sempronio ti saluta!”.
Ma non solo: ci sono brevi e fugaci caffè, sempre di
corsa e sempre un po’ per sbaglio, come se l’emergenza ebola fosse una loro
imminente (pre)occupazione. Presentazioni semi-ufficiali ma molto ufficiose di
amici, parenti, animali domestici e peluche d’infanzia. Valanghe di mi piace sui
rispettivi Facebook, Instagram e Twitter. Cadeaux di viaggi oltre oceano, a
dimostrazione del fatto che si pensano e anche spesso.
Tutto sembra apparentemente proseguire liscio come l’olio, fin quando A scende
dal mondo fatato con le sue Zanotti tacco 12 e inizia a porsi delle domande.
Domande che fino a quel momento erano state lungamente procrastinate.
Quel genere di domande a cui se non trovi una risposta non puoi andare avanti ma che, quando quella risposta l’hai trovata, preferiresti tornare indietro.
Quel genere di domande a cui se non trovi una risposta non puoi andare avanti ma che, quando quella risposta l’hai trovata, preferiresti tornare indietro.
In quel momento entro in gioco io e duecento estenuanti e
tortuose telefonate e duecento estenuanti e tortuosi what’sappini. Il tema sempre
lo stesso: E’ carino, dolce, simpatico, attraente, credo stia iniziando a
piacermi. Ma che faccio? Lui è premuroso, stiamo in contatto praticamente 20
ore su 24 ma non ci prova ! Non riesco a capire se per lui sono solo un’amica o
se magari vuole o vorrebbe qualcosa di più.
Il rebus si intrica ancora di più quando subentrano meravigliose cene a due, accompagnate da discorsi semi-profondi su famiglia, lavori futuri e modi di vedere la vita, e tenere uscite a teatro.
(Chi ha detto che il romanticismo non è più di moda si sbaglia di grosso)
Parlo di rebus perché alla fine A, nonostante la costante presenza di R nella sua vita, non riesce ancora a comprendere se lui ci stia realmente provando o la tratti da semplice amica. Non riesce a comprendere il perché di tutto quel continuo e costante dispendio di energia, tempo e denaro se in fondo si tratta solo di semplice amicizia; che per carità è importantissima nella vita, ma per lei gli amici sono altri. E nel frattempo che non comprende, ovviamente si prende sempre di più di questa persona che la ricopre di attenzioni e cura, di questa carineria e galanteria che persino i suoi ex ufficiali non avevano.
Il rebus si intrica ancora di più quando subentrano meravigliose cene a due, accompagnate da discorsi semi-profondi su famiglia, lavori futuri e modi di vedere la vita, e tenere uscite a teatro.
(Chi ha detto che il romanticismo non è più di moda si sbaglia di grosso)
Parlo di rebus perché alla fine A, nonostante la costante presenza di R nella sua vita, non riesce ancora a comprendere se lui ci stia realmente provando o la tratti da semplice amica. Non riesce a comprendere il perché di tutto quel continuo e costante dispendio di energia, tempo e denaro se in fondo si tratta solo di semplice amicizia; che per carità è importantissima nella vita, ma per lei gli amici sono altri. E nel frattempo che non comprende, ovviamente si prende sempre di più di questa persona che la ricopre di attenzioni e cura, di questa carineria e galanteria che persino i suoi ex ufficiali non avevano.
Cara A, mi chiedi aiuto. Vorresti che trovassi io le risposte ai tuoi perché o per meglio dire ai suoi perché, ma la verità è che nel 2014 la friendzone è diventata la malattia del secolo. Una malattia psicologica a cui, secondo me, nemmeno Freud avrebbe saputo dar una spiegazione plausibile. Perchè in fondo questi maschietti, si sa, possono essere spaventati, impauriti, a volte anche atterriti dalla donna che hanno di fronte. Specialmente se si tratta di una donna intelligente, intraprendente, schietta, che sa quello che vuole dalla vita come te.
O più semplicemente, gliene dobbiamo dare atto, non ne sono tratti. Ma a quel
punto è troppo tardi, per te e per loro. Perché una volta avvolti dal tuo
scintillio e dalla tua gioia di vivere sanno che l’importante è non perderti. Così
preferiscono tenerti stretta piuttosto che lasciarti andare. Spaventati si,
stupidi no. Come una droga dagli effetti solo vantaggiosi, vengono immersi
dalla bellezza e dalla sincerità del tuo carattere e non riescono più a farne a
meno. Così a te, non resta che fartene una ragione e aspettare. Dopo tutto: “ Forse certe donne non sono fatte per essere
domate, forse hanno bisogno di restare libere finché non trovano qualcuno di altrettanto selvaggio con cui correre”.
[*] per chi
non lo sapesse i what’sappini sono i brevi messaggini di what’s app che spesso
si accompagnano a duecento faccine su cui, a pensarci bene, si potrebbe
scrivere un trattato.
Ad A che A non si chiama ma la cui privacy devo tutelare, anche solo per vedere come va a finire la storia.
A R che R non si chiama, ma che come lui ce ne sono un milione.
E a voi che nonostante la mia lunga assenza avete aspettato con ansia un altro mio articolo.
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