martedì 23 settembre 2014

Come essere felice (parte seconda)



Come essere felice parte seconda:
I segreti della mera felicità secondo una persona che la mera felicità non l’ha ancora trovata, ma non demorde.


3)Dai tempo al tempo



Che non c'è ne sia mai abbastanza è  fin troppo evidente. Che noi poi vogliamo tutto prêt-a-porter è un difetto del quale non ci libereremo mai. Quando ciò che non vorremmo mai capita e l'andare lento dei giorni ci distrugge piano piano, vorremmo riavvolgere il nastro dei nostri sbagli e tornare indietro. Purtroppo o per fortuna non è possibile, così ci auguriamo che passi tutto in fretta. Ma tra l'utopia di voler tornare indietro e il desiderare di andare avanti in un battito di ciglia, ci troviamo a dover fare i conti con il fatto che il tempo non è controllabile. Il ritmo dei giorni, per quanto ci si possa sforzare, non dipende né da noi né dal nostro volere. Così l'unica cosa da fare è dare tempo al tempo -o a chi ne ha bisogno- e aspettare che le acque si calmino, indipendentemente da quante lacrime o sofferenze ci ritroviamo a dover affrontare. Il tempo cura tutte le ferite. Nessuna frase fatta è mai stata più azzeccata. Solo lo scorrere dei giorni può sistemare ciò su cui una tempesta si era abbattuta. Piano piano ogni pezzo del puzzle torna al posto giusto e anche se a te sono rimaste le ferite, che non puoi e non vuoi dimenticare, passi sopra agli avvenimenti come se il passato non ci fosse stato. Come se tutto quello stare male invece di averti distrutto ti ha reso più forte. Come se ieri fosse stata solo una parentesi, che per quanto brutta si è rivelata necessaria. A quel punto non rimane che perdonare e perdonarti per quello che è stato con la consapevolezza che è così che (si) fa (con) chi porti nel cuore. Torni, torni sempre.





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(Come essere felice parte prima qui)

venerdì 12 settembre 2014

Finchè la barca va lasciala andare e non toccare niente



Mi chiamo Dèsirèe ho appena compiuto 22 anni e ho smarrito la strada.
Do la colpa all’estate e a settembre. E che se ne dica settembre è peggio di qualsiasi gennaio. Si, perché dopo tutto gennaio è sempre l’inizio di un nuovo anno che non sai quante belle cose potrà portarti. Ma settembre no, settembre è il rientro prima della fine. Il ponte che collega la felice frenesia estiva ai mesi di scarto dell’anno. Settembre è rientro alla routine di tutti i giorni, freddo improvviso sulle spalle, il sole che tramonta di nuovo alle 20:00. L’ansia di ricominciare e la mancata voglia di farlo. Settembre è quello strascico d’estate che non vogliamo lasciare andare. Quell’abbronzatura duramente conquistata che piano piano va sbiadendo. L’ultimo bagno, l’ultimo mojito, l’ultima cena in riva al mare. Settembre è fare i conti con quegli esami che avresti dovuto studiare piano piano durante l’estate, ma di cui non ti è importato nulla perché in fin dei conti:“Ma dai è estate, posso mai studiare?”.

Mi chiamo Dèsirèe ho appena compiuto 22 anni e ho smarrito la strada.
Do la colpa alla mia vita e alla sua eccesiva complessità. Dividermi tra due città, due Grandi Amori, due mondi non mi è mai pesato così tanto come adesso. Da bambina era più semplice: doppi regali, doppie feste, tutto doppio e solo il lato positivo della cosa. Ma da bambina non ti fai domande su dove porre le tue radici, da bambina vivi e ti lasci vivere trasportata dagli eventi e dalle circostanze, senza porti troppi quesiti e con la convinzione che quello che qualcuno ha scelto per te è giusto e immutabile. Poi un giorno ti svegli e ti rendi conto che questo andirivieni di luoghi e di affetti non è così normale o tranquillo come hai sempre creduto. Al contrario ti rendi conto che di normale e tranquillo non ha proprio niente. Ti rendi conto che lasciare ogni volta un pezzo di cuore è diventato più straziante che altro. Così mandi al diavolo tutti i “che bello, tu puoi avere il meglio dei due mondi” “che bello, tu parti sempre” “che bello, com’è vivere entrambe le realtà ?”. Perché in fin dei conti per quanto bello possa apparire non è tutto oro quello che luccica, si sa.

Mi chiamo Dèsirèe ho appena compiuto 22 anni e ho smarrito la strada.
I miei amici sostengono che tutto questo disordine emotivo significhi “crescere”. Accettare situazioni che non vorresti, prendere decisioni che in un modo o nell’altro faranno del male, a te e a chi ti circonda. “Assumersi le proprie responsabilità” lo definiscono. Io preferisco chiamarlo 
“Perdere pezzi”. E se c’è chi mi consiglia di pensare unicamente alla mia felicità e a ciò che mi fa stare bene di contro ci sono io. Io che ho sempre messo la felicità altrui al primo posto. Un po’ come a volerli ripagare di quella gratitudine che mi hanno sempre dimostrato e di tutte le fortune che la vita mi ha regalato. Io che prima di compiere un gesto mi chiedo cento volte se così facendo farei del male a qualcuno. Io che mi sono colpevolizzata per gli sbagli fatti a causa della mia eccessiva impulsività. Io che piuttosto che combattere lascio perdere in silenzio. Io che tra la scelta giusta e quella che mi renderebbe felice scelgo sempre la prima. Perché tanto ad essere felice c’è sempre tempo.

Mi chiamo Dèsirèe ho appena compiuto 22 anni e ho smarrito la strada. 

Mi auguro di ritrovarla presto. Anche se poi si sa: più chiedi e meno ottieni, mentre quando non ti aspetti nulla è in quel momento che la vita ti da quello che cerchi. Così aspetto, come se aspettare fosse l’unica cosa che so fare. Dopo tutto: finchè la barca va, lasciala andare e non toccare niente.








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