mercoledì 28 maggio 2014

Arrivederci Amore, Ciao


Ciao Roma,
io ti saluto perché devo andare. Ma poi ritorno eh.
Ti ringrazio di questi splendidi mesi insieme.
Per me sei stata tanto, forse tutto.
Sei stata madre premurosa. Mi hai cullato con le tue strade quando all’alba, per i troppi pensieri, non riuscivo a dormire e allora tu riempivi la mia testa con il frastuono degli scopini, cosi che non riuscissi a sentirli quei troppi pensieri.
Sei stata padre istruttivo. Mi hai insegnato con i tuoi monumenti, visibili e celati , che quando meno te l’aspetti, dopo tutte le difficoltà e le gioie della vita, ci si può ancora stupire per l'inimmaginabile.
Sei stata casa. Quando tutti sembrano andare via dalla mia vita, tu eri l’unica certezza eterna a restare. Dopo ogni viaggio che facevo, tu eri il luogo pronto ad accogliermi, anche quando non volevo tornare.

Sei stata amica, di quelle un po’ pazze ma senza peli sulla lingua. Mi ha travolto e fatta divertire, mi ha sorpreso e stupito, a tutte le ore del giorno e della notte. Perché questo è quello che fanno le amiche: ti portano una fetta di cheesecake quando più ne hai bisogno.
Sei stata amore e amante. Mi hai sedotto ma mai abbandonata con la tua bellezza all’alba, le luci di Castel Sant’Angelo all’imbrunire e la terrazza del Pincio al tramonto.
Sei stata piazza. Mi hai fatto rincontrare amici, familiari e pezzi di cuore, perché dopo tutto è questo quello che fanno le piazze: farci ritrovare dopo troppo esserci persi. Punto d’incontro tra le mie due vite, hai saputo unire quello che il passato aveva separato: le verdi colline con le cristalline spiagge, la mia Terni con la mia Palermo.
Sei stata speranza e possibilità. Di un futuro migliore, di una vita diversa, di un amore (in)finito.

Oh si dolce Roma, io ti saluto perché devo andare. Tante, troppe cose mi aspettano.
Ma non temere, non potrò dimenticare le passeggiate al Colosseo, le riflessioni alla fontana di Monti, l’aria snob di Via Condotti. Le cene con le amiche lungamente organizzate, i panni stesi sul roof garden di Via Cavour (giusto per avere un po' di quella vena ozpetekiana che non guasta mai) e i vicini di casa spagnoli che ti portano il serrano alle 2:00 di notte in cambio di qualche lezione di italiano. Le cene eleganti ma sempre in famiglia a "La Villa", l'aloe verde di "Ginger" e la pizza di "Grazie a Dio è Venerdì".

E ancora il meltingpot metropolitano, l’odore acre della fermata Marconi, i tentativi di scippo delle baby-zingare. Anche se mi auguro di dimenticare queste ultime 3 cose dopo tutto mi rendo conto che non dovrei farlo. Perché in fin dei conti tu sei anche questo. Sei la grande bellezza e la grande difficoltà. Sei la serenità del laghetto di Villa Borghese, con tanto di bici e canoa, e le sirene delle autoblu in via del Corso. Sei la maestosità di Piazza Venezia e l’umanità del suo, a confronto, piccolo Vigile. Sei la dolce vita di Fellini e il Tevere Grand Hotel di Mannarino. Sei la carbonara da Felice a Testaccio e il kebab di Abdul a San Paolo.  

Ciao Roma,
io ti saluto perché devo andare. Ma poi ritorno eh.
Ma si, perché si fa così con chi ami: ritorni, ritorni sempre.








Credits- Tumblr, Agavriloaiei 

lunedì 19 maggio 2014

Ho messo via


Si dice che senza grandi turbamenti interiori non ci sarebbe arte.
I poemi migliori, i quadri più incantevoli e le commedie più affascinanti nascono sempre dalla penna o dal pennello dei più profondi soffritori.
L’opinione comune è che soltanto nel dolore più radicato si può trovare un barlume di luce, uno spiraglio di gioia, la vera bellezza.
Forse, non ci sarebbe stata nessuna Divina Commedia se Dante fosse stato con Beatrice o probabilmente Petrarca avrebbe lasciato a casa carta e inchiostro per uscire beatamente a passeggio con Laura.

In una realtà in cui il male di vivere colpisce indistintamente tutti, la tristezza diventa la sola chiave di volta per il successo di chi si offre come ambasciatore delle proprie e delle altrui pene. Non posso fare a meno di chiedermi: la felicità, per invidia e per gelosia, separa quello che il dolore, per compassione e forse per ipocrisia, unisce?
Forse è davvero così: gioiamo da soli e soffriamo in compagnia sotto lo stesso cielo.
Non ci curiamo degli altri nei bei momenti tentando di goderci ogni istante, per poi desiderare la presenza altrui nelle sofferenze.
Dipingiamo, cantiamo e scriviamo la nostra vita per sfogo e per liberazione, usciamo e andiamo a vivere davvero per felicità e contentezza.

Sono stata “accusata” di eccessiva malinconia e melanconia negli ultimi miei scritti.
Chiedo venia per questo. Ma con quale obbiettività potrei scrivere se non mi attenessi davvero ai miei sentimenti?
L’ipocrisia è un sentimento che non mi è mai appartenuto e spero mai mi appartenga, così come il fare finta di niente quando tutto, o anche niente, va a rotoli.
Così, mi ritrovo qui, a chiedere la vostra benevolenza nel giustificare quanto di più naturale io possa aver fatto. Dopo tutto, la scrittura non è forse la più intima rappresentazione delle proprie sensazioni?  

Generalmente nella buona sorte si esce e si supera ogni cosa (malattie, separazioni, dissesti economici) ma nell’uscirne bisogna vedere anche come poi si procede avanti.
Il fatto di essersi salvati, troppo spesso, non è poi garanzia di felicità.
Come un muro in cui hai messo dei chiodi, tolti i chiodi rimarranno comunque i buchi.
Le cose brutte si archiviano ma “ i segni quelli non si può, che non è il male né la botta ma purtroppo il livido” che lasciano. Le cicatrici rimangono, eccome se rimangono, anche solo per ricordarti di non sbagliare ancora, di fare più attenzione la prossima volta.
Ma per andare davvero avanti bisogna lasciare il resto indietro.
Il più grande atto di coraggio che l’uomo può compiere non è amare, no, quello spesso viene naturale. Il più grande atto di coraggio che l’uomo può compiere è scegliere di essere felice, con la consapevolezza che a scottarsi con il fuoco ci si mette niente e che le avversità sono dietro l’angolo. Solo chi ha davvero conosciuto il male ed è ancora felice ha scoperto il vero segreto della vita.

Non posso promettere che da oggi in poi nei miei testi ci saranno solo peonie e cupcakes, nemmeno la più rosea prospettiva potrebbe cambiare così tanto le carte in tavola, ma posso promettervi, e in questo invito anche voi a farlo, di avere sempre il coraggio e la forza d’animo di andare avanti. Vi stesse anche cadendo il mondo addosso. Fosse anche l’ultima cosa che vi rimane da fare.
In fin dei conti: La vita non è aspettare che passi la tempesta... ma imparare a ballare sotto la pioggia.

A tutti coloro che soffrono davvero, con la speranza di ritornare ad essere presto felici.
Sempre, comunque e nonostante.




Credits- Tumblr

domenica 11 maggio 2014

5 Buoni motivi per amare la mia Mamma


Sappiamo tutti quanto le mamme siano la vera essenza della nostra vita. Sarà per i 9 mesi a stretto contatto solo con lei o per tutte le volte in cui ci ha protetto, amato e incoraggiato.
Sebbene ritengo che la loro festa debba essere tutti i giorni, approfitto di questa giornata, per presentarvi la Mia di Mamma e i 5 buoni motivi per cui anche voi dovreste amarla.

1)E’ un personaggio.
Si lo so, potrà sembrare il solito amore incondizionato di una figlia che parla della madre, ma credetemi che mia madre è quanto che di più folle, surreale, frivolo, bohémien e dolce si possa trovare in un concentrato di 48 kg per 1,60 cm. Lei, la regina della casa e delle nuvole, sempre immersa in mille cose da fare, non ama borse e scarpe. No, quelle cose le lascia a donne superficiali come sua figlia, lei ama passare il decespugliatore in giardino la domenica mattina, smontare oggetti per poi crearne degli altri assolutamente inutili ma immensamente carini, lavare-stirare-risistemare e se il cesto della biancheria è vuoto e non c’è nemmeno più il collare del cane da lavare, che importa ? Si ricomincia da capo!
Lei non ama le cene impostate tutti a tavola elegantemente, no, lei nel bel mezzo di una cena, tira fuori il “suo” megafono, accuratamente a portata di mano e inizia a parlare, cantare e intonare cori nemmeno fossimo alla finale dei mondiali.
Una via di mezzo tra la Mamma di Rossana con tanto di cappello e criceto in testa e la meravigliosa Audrey Hepburn trascorre la quotidianità delle sue giornate in compagnia di Pluto, il suo fedele pastore maremmano abruzzese, in attesa del ritorno dei suoi grandi amori: suo marito, sua figlia e Andy Garcia. Con la speranza un giorno di creare quella idilliaca fattoria con tanto di galline, mucche e pecorelle smarrite.

2)E’ Imprevedibile
Se siete nel “bel” mezzo di un trasloco con gli scatoloni che riempiono tutto lo spazio vitale della casa, il dentifricio finito per errore nella valigia delle scarpe e la cucina smontata in mille ante e cassetti, manco fosse Ikea, allora vi dico dove potreste trovarla.
Lei, la regina del fai-da-te e del devo-creare-per-rilassarmi starà scartavetrando a caso un mobile del vostro salone e con tanto di pennello e vernice (che non so in tutto quel macello dove possa aver trovato) con i Police nel giradischi originale anni 70 di quando era bambina, dipinge rilassata come se nulla fosse. E alla domanda: “Mamma ma sei impazzita? Tra un’ora arriva il camion dei traslochi !” lei quasi infastidita risponde: “ Uff, ma perché che fa ?”

3)Non rimpiange mai il passato
Fiera e felice di quello che è stato il suo passato, ripete spesso che se potesse tornare indietro, rifarebbe tutto da capo (tranne le meche bionde nel 1996).
“Perché ?”
“Perché se ho compiuto una scelta si è sempre basata su veri sentimenti che provavo e quelli sono l’unica strada giusta da seguire sempre! Senza contare che oggi non sarei qui così come sono e non avrei quello che ho se le cose non fossero andate come poi è successo. Tornare indietro e cambiare il passato sarebbe come perdere tutto questo e non ci penso minimamente!”.

4)Ha una carota per collana.
Mettiamo che vostro marito ha un’azienda di Cammei (per chi non sapesse chi sono clicchi pure qui) e vi chiedesse cosa vi piacerebbe che venisse inciso a posta per voi. Sappiate che ,se siete la mia mamma, potreste dare un’unica risposta: “Peter il Coniglio, quello di Beatrix Potter”. Ora, mettete sempre che vostro marito, innamorato perso di voi e della vostra totalmente atipica stravaganza vi regala il cammeo con inciso il coniglio che voi tanto desiderate. Cosa ci fate? Sappiate che, se siete lei, l’unica cosa che potresti farci è senza dubbio una carota. Per chi si sta chiedendo, più che giustamente ci mancherebbe, che intendo con una carota, sappiate che intendo una bijoux di collana fai-da-lei in pelle verde e arancione (dopo tutto è una carota di che altri colore potrebbe essere ?) con al centro Peter il Coniglio.

5)Ha una gemella.
Una gemella, cosa da non sottovalutare, quando ancora vai a scuola.
Specialmente quando in 3a media sequestrano il tuo Ipod e tu mandi lei a recuperarlo invece della tua mamma. Chi potrebbe mai notare la differenza? Ti sei risparmiata una noiosa ramanzina ed evitata una finta punizione, che sarebbe durata giusto il tempo di pronunciare la formulina magica: “Mamma mi dispiace, vieni qua che ti do un bacio”.
Non tentare poi di capire il perché del fatto che se una ha mal di testa, l’altra non è che si senta poi così tanto bene o perché se superano i 5 km di distanza già iniziano a mancarsi. No, quelle sono cose loro che tu non potrai mai capire e solo il tentativo sarà fallimentare già in partenza. Loro sono una cosa sola e nel caso in cui una mamma non bastasse, puoi sempre contare sul fatto che al mondo ce ne sono due prêt-à-porter per te.

6)5+ 1.
So che avevo parlato di 5 “buoni” motivi, infatti il sesto è solo “un motivo”, scegliete voi se buono o meno. Ormai, ahi me, quasi 22 anni fa ha creato me, eh lasciatemi pure riportare parole sue: “ L’unica e la migliore delle sue creazioni”.
Ma si sa , ogni scarrafone è bello a mamma sua.
Quindi, tralasciando inutili egocentrismi, approfitto per ringraziarla di tutti questi anni insieme, di tutto quello che mi ha insegnato e di tutto quello che ha provato a insegnarmi.
E mi scuso se qualche volta non ho saputo cogliere le sue parole, ma dopo tutto, da un genio stravagante come lei, non poteva di certo venir fuori un soggetto normale, (sorvolando poi sull’altro 50 per cento di patrimonio genetico -Papà non te la prendere, un giorno parlerò anche di te-) .
La ringrazio per la leggerezza che dà ogni giorno alla mia vita da donna con i piedi-fin-troppo-per-terra e per tutte le volte in cui mi ha fatto capire che la speranza è l’ultima a morire ma a volte è meglio andare avanti con la consapevolezza che la vita non va sempre come io avevo previsto o come io avrei voluto. Dovrei ringraziarla per altre due miliardi di cose ma penso che un: “Mamma è pronto il pranzoooooo ?” sia sufficiente.

N.B.: Giuro che mentre scrivevo questo pezzo mi ha chiamato dicendomi:
      “Amore, tutto ok?  Volevo solo sapere che stavi facendo, ora     
      vado, devo andare a prendere                         
      la benzina per il decespugliatore, il prato del giardino non si          
      taglia da solo !”




Credits- Maurizio Sabatini 





sabato 3 maggio 2014

The Game of Thrones



Quando inizio a studiare un libro per la prima volta, dò una letta e con la matita sottolineo le cose importanti. Una volta terminata la prima lettura ricomincio da capo. La seconda volta ho una visione più completa di quelle che sono le cose degne di nota e così nel rileggerlo nuovamente molto di quello sottolineato all’inizio perde d’importanza.

Penso che anche la vita in fin dei conti sia così.
All’inizio hai delle priorità che solo nel corso del tempo si trasformano.
Gli eventi sconvolgono le gerarchie, quello che un tempo poteva essere al primo posto, improvvisamente o forse lentamente, scende di livello. A volte addirittura scompare dalla lista. Quasi un gioco di troni, in cui un fattore spodesta l’altro e così via fino all’infinito.
E un po’ come i superflui e i necessari: i primi vanno i secondi restano.
Inutile dire quanto sia confortante il fatto che coloro che ami veramente rimangono per sempre nel tuo cuore, tanto per citare una newyorkese qualunque.

Ma il punto non è questo. Il nodo centrale sta nelle priorità. Cosa sono ?Quali sono ?
Assodato già che non solo cambiano da persona a persona ma per la stessa persona, riusciamo veramente a capire in profondo quali siano per noi adesso? 
Riusciamo a capire quando è il momento di cambiarle?
Riusciamo a riconoscere quando senza accorgercene sono già mutate?
E in fine, al momento opportuno, siamo in grado di rimpiazzarle con delle altre?

Si cresce e si cambia, si ama e ci si lascia, si litiga e si fa pace, si odia e si apprezza.
Un bel giorno realizziamo che quello che abbiamo non ci soddisfa più e dunque via il vecchio e dentro il nuovo.
Realizziamo che quello che amavamo non ci sfiora più nemmeno da lontano.
Realizziamo che è il momento di rimettersi alla ricerca e che la vita è troppo breve per fossilizzarsi su un esame andato male o su qualcosa che non era quello che pensavamo.
Realizziamo che correre verso le novità che ci attendono è la via più corta per la gioia.
Realizziamo che cosa mettersi il venerdì sera o il voto di un’interrogazione non è poi così importante. Così come tutte le volte in cui ci siamo disperati perché le cose non vanno come abbiamo programmato o per quella giornata di pioggia nel primo giorno utile per andare al mare.
Realizziamo che i nostri figli e la loro serenità contano più di qualsiasi conference call.
Realizziamo che un pranzo dai nonni è più importante di qualsiasi dormita post-serata.
Realizziamo che la nostra felicità e quella di chi amiamo è l’unica vera priorità che non dovrà mai scendere di livello.

Alle vostre priorità. E a voi, che siete le priorità di chi vi ama.










Credits- Tumblr