Ciao Roma,
io ti saluto perché devo andare. Ma poi ritorno eh.
Ti ringrazio di questi splendidi mesi insieme.
Per me sei stata tanto, forse tutto.
Sei stata madre premurosa. Mi hai cullato con le tue strade
quando all’alba, per i troppi pensieri, non riuscivo a dormire e allora tu
riempivi la mia testa con il frastuono degli scopini, cosi che non riuscissi a
sentirli quei troppi pensieri.
Sei stata padre istruttivo. Mi hai insegnato con i tuoi
monumenti, visibili e celati , che quando meno te l’aspetti, dopo tutte le
difficoltà e le gioie della vita, ci si può ancora stupire per l'inimmaginabile.
Sei stata casa. Quando tutti sembrano andare via dalla mia
vita, tu eri l’unica certezza eterna a restare. Dopo ogni viaggio che facevo,
tu eri il luogo pronto ad accogliermi, anche quando non volevo tornare.
Sei stata amica, di quelle un po’ pazze ma senza peli sulla
lingua. Mi ha travolto e fatta divertire, mi ha sorpreso e stupito, a tutte le
ore del giorno e della notte. Perché questo è quello che fanno le amiche: ti
portano una fetta di cheesecake quando più ne hai bisogno.
Sei stata amore e amante. Mi hai sedotto ma mai abbandonata
con la tua bellezza all’alba, le luci di Castel Sant’Angelo all’imbrunire e la
terrazza del Pincio al tramonto.
Sei stata piazza. Mi hai fatto rincontrare amici, familiari
e pezzi di cuore, perché dopo tutto è questo quello che fanno le piazze: farci
ritrovare dopo troppo esserci persi. Punto d’incontro tra le mie due vite, hai saputo unire
quello che il passato aveva separato: le verdi colline con le cristalline
spiagge, la mia Terni con la mia Palermo.
Sei stata speranza e possibilità. Di un futuro migliore, di
una vita diversa, di un amore (in)finito.
Oh si dolce Roma, io ti saluto perché devo andare. Tante,
troppe cose mi aspettano.
Ma non temere, non potrò dimenticare le passeggiate al Colosseo, le riflessioni alla fontana di Monti, l’aria snob di Via Condotti. Le cene con le amiche lungamente organizzate, i panni stesi sul roof garden di Via Cavour (giusto per avere un po' di quella vena ozpetekiana che non guasta mai) e i vicini di casa spagnoli che ti portano il serrano alle 2:00 di notte in cambio di qualche lezione di italiano. Le cene eleganti ma sempre in famiglia a "La Villa", l'aloe verde di "Ginger" e la pizza di "Grazie a Dio è Venerdì".
E ancora il meltingpot metropolitano, l’odore acre della fermata Marconi, i tentativi di scippo delle baby-zingare. Anche se mi auguro di dimenticare queste ultime 3 cose dopo tutto mi rendo conto che non dovrei farlo. Perché in fin dei conti tu sei anche questo. Sei la grande bellezza e la grande difficoltà. Sei la serenità del laghetto di Villa Borghese, con tanto di bici e canoa, e le sirene delle autoblu in via del Corso. Sei la maestosità di Piazza Venezia e l’umanità del suo, a confronto, piccolo Vigile. Sei la dolce vita di Fellini e il Tevere Grand Hotel di Mannarino. Sei la carbonara da Felice a Testaccio e il kebab di Abdul a San Paolo.
Ma non temere, non potrò dimenticare le passeggiate al Colosseo, le riflessioni alla fontana di Monti, l’aria snob di Via Condotti. Le cene con le amiche lungamente organizzate, i panni stesi sul roof garden di Via Cavour (giusto per avere un po' di quella vena ozpetekiana che non guasta mai) e i vicini di casa spagnoli che ti portano il serrano alle 2:00 di notte in cambio di qualche lezione di italiano. Le cene eleganti ma sempre in famiglia a "La Villa", l'aloe verde di "Ginger" e la pizza di "Grazie a Dio è Venerdì".
E ancora il meltingpot metropolitano, l’odore acre della fermata Marconi, i tentativi di scippo delle baby-zingare. Anche se mi auguro di dimenticare queste ultime 3 cose dopo tutto mi rendo conto che non dovrei farlo. Perché in fin dei conti tu sei anche questo. Sei la grande bellezza e la grande difficoltà. Sei la serenità del laghetto di Villa Borghese, con tanto di bici e canoa, e le sirene delle autoblu in via del Corso. Sei la maestosità di Piazza Venezia e l’umanità del suo, a confronto, piccolo Vigile. Sei la dolce vita di Fellini e il Tevere Grand Hotel di Mannarino. Sei la carbonara da Felice a Testaccio e il kebab di Abdul a San Paolo.
Ciao Roma,
io ti saluto perché devo andare. Ma poi ritorno eh.
Ma si, perché si fa così con chi ami: ritorni, ritorni
sempre.
Credits- Tumblr, Agavriloaiei